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Joško Sirk e il suo Aceto » Relazioni

Relazioni

PREMESSA

Io parlo, di aceto, aceto agro di vino !!
Di quel fantastico prodotto, orgoglio della tradizione culinaria italiana, che e l’ aceto balsamico tradizionale di Modena e Reggio non mi permetterei mai ! Ho per lui solo rispetto e ammirazione.

IL VINO

All’ inizio per destino, poi per passione, essendo nato contadino in Cormons, fisicamente al centro del Collio, ho seguito passo a passo quell’ evoluzione che oggi potremmo anche definire quella splendida epopea del vino del Collio prima e Friulano poi che, da collaborante alle fatiche quotidiane degli anni cinquanta, e diventato un prodotto bandiera dell’ Italia enoica, in grado di confrontarsi con i Grandi vini del Mondo.

LA GRAPPA

Senza esserne personalmente coinvolto, ma comunque molto da vicino, ho seguito anche l’ evoluzione delle grappe friulane. Quando Giannola Nonino trasferi alla grappa la sua dirompente personalita e propose prima le grappe di monovitigno e poi le grappe d’ uva, fece qualcosa che prima riusci solo a Gesu: fece resuscitare.. una grappa, friulana e non solo, da 50°, da caffe corretto, ormai morta.

L’ OLIO DI OLIVA

Anch’ io, noi, in famiglia,  usavamo  condire l’ insalata fino a tutti gli anni 60,  con  olio di semi;  a volte era di semi di girasole che producevamo in casa, poi di oliva, tipo per motore diesel.
Oggi non solo l’ elitaria produzione Toscana o Umbra e via dicendo,  ma anche la nostra produzione Triestina in particolare, si esibisce nel presentare olii extravergini fantastici.

L’ ACETO

Incredibilmente, a margine di tutto questo, l’ aceto, l’ aceto agro di vino intendo,  e considerato a tutt’ oggi un sottoprodotto. E’ di fatto opinione comune che “si fa “ con vinelli o vini andati a male, o peggio. Anche il suo prezzo rispecchia quanto detto, per non parlare delle confezioni che, se appena un po’ capienti, chiariscono che e ottimo per condire l’ insalata, ma anche per pulire il frigo, togliere il calcare . . .
. . . da un sottoprodotto si puo ottenere solo un sottoprodotto, vedi la vecchia grappa;  un prodotto di grande qualita si puo ottenere solo con materia prima di grande qualita ed attenzioni di grande qualita.
Mancano anche riferimenti per quanto riguarda le caratteristiche organolettiche, la terminologia, la metodologia di assaggio; “ il sapere “ insomma non se ne occupa.
E dire che l’ aceto ha perlomeno la storia del vino, e presente in tutte le culture del pianeta, e citato in diverse religioni; a Cristo, sulla croce, offrirono la spugna imbevuta di aceto . . . Per i soldati romani era, diluito con acqua, bevanda quotidiana; nel medio evo le consorterie dell’ aceto erano potentissime; innumerevoli ricette ne prevedono l’ uso.
L’ Italia e il primo produttore di aceti al mondo! Solo la famiglia Ponti sembra ne produca 78 milioni di bottiglie all’ anno, eppure di aceti di qualita superiore non se ne vedono.
Tralasciando i vari metodi di produzione industriali che permettono di trasformare il vino in aceto addirittura in qualche ora !! i metodi piu usati artigianalmente sono quelli con tini di acidificazione, “acidificatori” che permettono di arrivare all’ aceto in qualche settimana; gia questi rarissimi. I tini, “acidificatori”  moderni nei quali si controlla la temperatura e la quantita di ossigeno, lo producono in qualche giorno.
Solo in un paio di casi in Italia e in pochissimi all’ estero si produce aceto in forma naturale, semplicemente lasciando che, in botticelle scolme, del vino sano acidifichi naturalmente. Questo processo, chiede in genere il tempo di una stagione calda per la fermentazione acetica e di una fredda per la stabilizzazione.
In merito va citato il metodo “ Orleans “ che prevede che quanto prima avvenga in forma continuativa in botticelle “ madri “ dove si mantiene la piccola massa di aceto dalla quale si attinge piccole quantita rimboccando con vino sano. Metodo antico e ampiamente citato in letteratura, praticato in rarissimi casi.

Anche la legislazione, ci si poteva scommettere, si e evoluta a supporto di  pratiche di produzione piu o meno industriali, per cui, per esempio e  previsto che il vino da acetificare possa essere diluito con acqua nella proporzione per dare aceti della voluta acidita, di solito 6 o 7 gradi acetici senza residui alcoolici, come quasi sempre riportato in etichetta. Questa stessa legislazione, non prende in seria considerazione che l’ aceto venga fatto con vino  “ intero “ che inevitabilmente avra acidita di gran lunga superiori ai 6 gradi e spesso  residui di alcool che non riesce a trasformare che risulteranno al limite della normativa

“Un gruccio, un capriccio…  certo non un business.
Se e vero come e vero! che un Gran Aceto si fa da un Gran Vino,
perche cio avvenga bisogna pazientare qualche anno,
se in questo tempo bisogna accudirlo e coccolarlo come un bambino in fasce,
se mai mi riuscira di farlo, quel Gran Aceto certamente non mi mettero a venderlo ! “
Cosi scrivevo qualche anno fa, quando chiedevo ad un amico di perorare la mia causa per ottenere l’ autorizzazione a produrre aceto. Oggi devo togliere le ultime parole; ho fatto il mutuo per costruire l’ acetificio, mi si e sposata la figlia, sono diventato  nonno, devo venderlo !!

Una cosa disse Plinio ed anche oggi i luminari dell’ enologia concordano;
il risultato finale della fermentazione di un acino d’ uva e l’ aceto !
ed io porto nella mia acetaia gli acini d’ uva e aspetto che diventino aceto . . .

I tecnici enologi, dicono questo anche per giustificare il fatto che per interrompere il processo e produrre un buon vino  devono per forza intervenire, andare contro natura . . .
Alcuni vignaioli, piu sensibili e avveduti, stanno facendo questa interruzione in maniera naturale, non facendo sostanzialmente nulla ad una materia prima selezionatissima e di grande qualita, stanno dimostrando che lo si puo fare.
Cio nonostante, produrre con fermentazioni spontanee l’ aceto partendo da un gran vino e difficile, richiede lunghi tempi di ossidazione, e difficile arrivare a residui alcoolici compatibili con l’ attuale legislazione, i risultati non sono sempre all’ altezza delle aspettative.

Quindi come  i miei amici vignaioli, anch’ io dico che per fare un gran aceto, se si ha a che fare con una gran uva, si  puo semplicemente non far nulla, lasciando che la natura faccia il suo corso

Quindi i miei sforzi si concentrano nella vigna nel fare una gran uva, naturale, portarla a piena maturazione perche possa sopportare lunghe fermentazioni sulle bucce, sana perche non porti al mosto e al vino dopo, inquinanti, di grande qualita perche porti al vino struttura persistenza e mineralita.

Cosi otterro un aceto che ha le caratteristiche di un grande vino, che ha struttura, che ha una forte acidita perche forte era il vino, che ha persistenza, mineralita, che gli dara durata ! che prima e giovane, spigoloso, ruspante, poi il tempo lo evolvera,  lo aggraziera, lo nobilitera, facendogli crescere un aromaticita composita, quella di un mazzo di rustici fiori di campo.

Che costa quanto un gran vino !

ACETO DI VINO – OSIET

Un lustro di sperimentazione ma anche di produzione mi ha lasciato una bella batteria di botticelle che curo con il metodo Orleans, che sono quelle dalle quali attingo l’ aceto madre per le inoculazioni. Qui si e usato vini da bacca rossa.
Con le migliori uve da vitigno autoctono del Collio, produco, attraverso una lunga macerazione sulle bucce e mantenendo la presenza delle fecce nobili, un vino del tutto naturale.
Con i primi caldi di primavera questo vino viene portato in acetaia, messo in botticelle scolme e innescata l’ acidificazione con nostro aceto – madre.
Se non entro il primo, entro il secondo! inverno questi avra esaurito la fermentazione acetica, trasformandosi in aceto. Verra travasato in botticelle, questa volta piene, e lasciato affinare, invecchiare per 2 – 3 anni
Questo e l’ aceto di vino, l’OSIET Sirk della Subida.
L’Osiet è un prodotto inserito nell’elenco nazionale dei prodotti tradizionali per il friuli collinare orientale.

Caratteristiche organolettiche
Un prodotto che si distingue, autorevole, al limite della prepotenza. La forte acidita e compensata dalla freschezza e dalla sapidita. Va usato con parsimonia

IL MIO METODI DI PRODUZIONE

ACETO DI UVA

Folliamo, direttamente in acetaia, la miglior uva da vitigno autoctono a bacca bianca del Collio, in piccoli tini, favoriamo la fermentazione alcoolica ma appena questa tende ad esaurirsi, inneschiamo l’ acetificazione con il nostro aceto – madre e aspettiamo l’ autunno a venire.
Prima lo zucchero si sara trasformato in alcool e  immediatamente dopo l’ alcool iniziera’ a tarsformarsi  in aceto, il tutto nella massa che contiene ancora le bucce e la feccia nobile.
Torchiamo, decantiamo, travasiamo  in botticelle, in questo caso piene, e lasciamo invecchiare 3 / 5 anni.

Tutte queste operazioni avvengono senza l’ uso di macchinari o tecnologia, perfino per i travasi si sfrutta il fatto che la cantina e fatta a gradoni e quindi di anno in anno si sposta la massa su un gradone piu in basso, per caduta.
L’ imbottigliamento avviene senza filtrazione perche, in parte, con gli anni di affinamento l’ aceto si e stabilizzato e decantato naturalmente, in parte perche non lo vogliamo inaridire con questa pratica.

Caratteristiche Organolettiche
La qualita delle uve, il lungo contatto con le bucce, la presenza delle fecce nobili, fanno si che si vada ad ottenere un prodotto molto strutturato, di grande persistenza, complesso, ricco di mineralita. L’ affinamento permette di amalgamare l’ elevata acidita, di elevare i toni dell’ aromaticita e del bouquet.
L’ aceto d’ uva ha la personalita e le qualita quali quelle di  un grande vino da invecchiamento!
E come tale esprime se stesso con un forte carattere, elegante per l’ eta ma persistente, fine. Consigliamo di usarlo servendosi di uno spruzzino

L’ IMBOTTIGLIAMENTO

L’ imbottigliamento, come d’ altronde tutte le altre fasi di lavorazione,  avviene durante l’ ultimo quarto di luna. Dopo una semplice decantazione l’ aceto viene imbottigliato  senza l’ aggiunta di solfiti, senza diluizioni, filtrazioni o manomissioni.
Qui in bottiglia puo aspettare ancora, il tempo gli e amico

L’ OSIET

Dal 2009 con il nome OSIET questo tipo di aceto e stato inserito nell’ elenco nazionale dei prodotti tipici.
Tra le sue peculiarita;
zona di produzione vinicole dell’ alto Friuli nella provincia di Udine e Gorizia
Da uve a bacca bianca da vitigno autoctono
Da vino intero con fermentazione acetica spontanea

E IN GIRO PER IL MONDO . . .

La Spagna e forse la nazione dove succede di piu. Delusi da come si sono concluse le trattative in seno alla commissione europea a proposito dell’ aceto gli spagnoli sono tornati a casa ed hanno istituito due DOC per l’ aceto. Nei loro regolamenti hanno introdotto la possibilita che quell’ aceto abbia residui alcolici piu alti e con cio possa essere prodotto senza diluizione. Abbiamo cosi dei buoni aceti di madera e di altri vini anche invecchiati a lungo.
In Austria e da segnalare un produttore storico che, presente da un secolo con il suo banchetto al mercato della verdura di Vienna, propone una vastissima serie di aceti; egli e esemplare per coerenza definendosi “ Alchimista ! “
In Grecia c’ e una piccola zona al nord tra le montagne sul confine con l’ Albania dove, al margine di una produzione di uve da spumante, si coltiva una specifica uva per la produzione di aceto. Qui si produce un aceto rosso buono con un fondo amabile che deriva dal fatto che il mosto viene scaldato prima di iniziare la fermentazione alcolica e poi acetica. ( di questa uva particolare coltivata solo per la produzione dell’ aceto ho sentito anche in Campania ma non ho avuto notizie di aceti )
In Germania si dice di un produttore che orgogliosamente presenta una cantina di ottimi vini che mai finiscono alla mescita; lui produce solo aceto. Una storia bellissima che io tentero quanto prima di conoscere.

IN  CUCINA

Scontato l’ uso quale condimento o integratore di salse, dove l’ aceto viene aggiunto e amalgamato, la sua aromaticita e la sua complessita ne consigliano un uso molto piu ampio.
In questi casi e indispensabile  munirsi di uno spruzzino* che permette di usarlo secondo il gradimento del singolo commensale in forma molto misurata ma omogenea potenziando cosi le sue peculiarita aromatiche.
Pensate al pepe; se lo abbiamo in grani, questo rimarra in dispensa e andremo a prenderlo un paio di volte all’ anno . .  se lo mettiamo nel macinapepe e questi sara in tavola useremo il pepe costantemente.
Cosi pensato l’ Aceto sara benvenuto,
Sulle uova preparate in ogni modo
Sempre dove ci siano asparagi o germogli in generale
In minestre sostanziose e grasse ( orzo e fagioli, gulasch suppe, pancotto )
Sulle trippe
Su pesci grassi ( rombo, sgombro, anguilla, carpe )
Nei boretti di pesce
Nei sorbetti di frutta
Su macedonie di frutti di bosco, su fragole, su lamponi
Su alcuni formaggi
Su amaretti ( spruzzato )
Dove lo zucchero tende a essere stucchevole ( zucchero filato, meringhe )

L’ ACETO NEGLI USI COSTUMI

Con un rametto di oleandro protegge dalle zanzare, (meglio l’ autan, costa meno)
Sgrassante – disinfettante naturale ancor oggi  validissimo, specie sugli alimenti
Decalcificante
Si lavavan’ i neonati, anche quelli delle stalle . .
si lavavan’ i morti
Lavanda vaginale
antidoto contro la peste e il malocchio
di grande aiuto alla pace e alla concordia in famiglia

PER IL VIVER SANO

Un cucchiaio di miele e aceto la mattina  . . . Energetico equilibratore
Prima del pasto stuzzica l’ appetito.
Diluito con molta acqua, ottimo dissettante.
i suoi vapori liberano dal raffreddore
Ottimo, appena un po’ diluito, per far gargarismi contro il mal di gola
bevuto a piccoli sorsi o frizionato dissipa i fumi dell’ alcool
fa cessare gli starnuti che si ripetono
una zolletta di zucchero intrisa di aceto, masticata lentamente, ferma il singhiozzo
attenua il mal di mare.
Utile per disinfettare piccole ferite, e la casa intera, calmare una scottatura superficiale,
neutralizzare una puntura di insetto o le morsicature della Medusa,
un tampone sotto il naso arresta la pitassi

L’ ACETO NELLA MITOLOGIA

Lo diedero a Cristo per confortarlo sulla Croce
Puo creare dipendenza ( il mio aceto di Uva, si intende ! )
tiene lontani i Mosconi
contracettivo per eccellenza in tutte le civilta dell’ antichita, frena i piaceri amorosi
freddo secco e sopratutto sottile, penetrando nelle parti piu intime, annulla il desiderio
per cio e per altro raccomandato ai religiosi, sopratutto se giovani e tormentati
ingannatore di mariti ingenui, ha indiscutibili proprieta astringenti
puo ridare verginita
aiuta le signorine a superare ricordi inquietanti prima delle nozze
indispensabile per la scelta del sesso del bambino da procreare ( femmina )
da solievo ai seni in difficolta a sostenere il loro latte
Il Manzoni cita l’ aceto dei quattro ladroni . . . .

L’ACETO DI JOSKO

Fai presto a dire Aceto, anche se la sua storia e antica, antichissima, oltre 10 mila anni, contemporanea a quella del Vino. All’Aceto sono state attribuite proprieta medicinali e salutari. Piu volte e ricordato nella Bibbia. Manzoni lo racconta nei Promessi Sposi. Famoso quello di Marsiglia a cui la leggenda attribuiva l’immunita da ogni epidemia.
L’Aceto di Josko e l’arte della delizia. E’ l’Aceto dell’ospitalita e dell’amicizia che merita in ogni occasione un posto d’onore in tavola. Quasi liquore ambrato, e capace far affiorare il lato migliore, il piu profumato e saporito di tutti gli ortaggi. Atteso maturo in tempi lunghi, travasato e trasferito in  piccole botti, seguito con passione ed amore, e infine prezioso nettare sufficiente a se stesso e da solo sa creare un’atmosfera conviviale. Oppure, al contrario, sa essere il compagno taciturno di un buon convivio o di una riflessione ad occhi chiusi. (Renato Zanolli)

GLOSSARIO

LA MADRE

La madre dell’ aceto e quella parte gelatinosa, a volte quasi cartilaginea, che si forma in realta  sulla superficie del liquido da dove poi, per effetto di lacerazioni, precipita e la troviamo sul fondo.
Essa non e altro che l’ agglomerato dei batteri morti.
Pur non essendo essa un problema, io non la lascio nei barili ma la tolgo e la butto
L’ opinione che la madre serva a trasmettere la colonia batterica da una botte all’ altra va quindi sfatata. La trasmissione avviene per mezzo di innesto di batteri vivi, quindi dal liquido che sta attorno alla madre in botticelle in forte fermentazione acetica.
L’ esempio calzante lo troviamo nella fermentazione; se abbiamo bisogno di inoculare una fermentazione non andiamo a prendere la feccia, agglomerato di fermenti morti, ma andremo a prendere del mosto in contenitori dove la fermentazione e turbolenta.

IL METODO  “ Orleans “

E il metodo piu classico e citatao in letteratura per fare l’ aceto in maniera spontanea.
Caduto in disuso per la sua complessita ( escluso il caso del Balsamico che solo cosi’ Balsamico tradizionale e ) consta nell’ avere delle batterie di botticelle di aceto scolme.
Dall’ ultima delle botticelle si prende l’ aceto finito rimboccandola con quello della penultima e cosi via fino a rimboccare la prima con vino. Il ciclo e perenne.

LA DILUIZIONE

La regola secondo la quale l’ aceto deve avere almeno sei gradi acetici e non piu di un grado di alcool residuo, sottintende che il vino da acidificare possa essere diluito con acqua nella misura consona ad ottenere il citato risultato. Inutile notare l’ appiattimento e lo svilimento del prodotto che si ottiene con tale pratica.

LA SOLFOROSA

Sia nel caso dell’ aceto di vino sia in quello dell’ aceto di uva NON usiamo solforosa ne altri conservanti o antiossidanti, ne sulla materia prima, l’ uva,  ne durante la lavorazione successiva.
In proposito va osservato che per azzardare tanto bisogna per forza avere a che fare con  un prodotto di grande qualita, integro e ricco di estratti e minerali. Va anche ricordato che come  il risultato finale della fermentazione alcoolica del mosto – vino in natura porta all’ aceto, cosi l’ aceto  alla fine tende a trasformarsi in acqua.

IL BIO

I prodotti BIO sono prodotti che per legge devono rientrare in alcuni parametri, a prova di cio vengono certificati da istituti autorizzati.
Il mio aceto non ha queste certificazioni.
Il mio aceto e un prodotto assolutamente naturale, non subisce lavorazioni o trattamenti che lo modifichino, non e filtrato, non contiene solfiti aggiunti ne conservanti ne stabilizzanti, quindi pur non essendo esso normato o meglio certificato, posso serenamente asserire che esso e un prodotto del tutto naturale.

NOTE DI LEGISLAZIONE SUGLI ACETI

La produzione dell’Aceto consiste riassuntivamente nella fermentazione acetica di una materia prima contenente alcool. Nella nostra cultura si tratta soprattutto di Aceto di Vino. Esistono anche quelli derivati da mosto cotto che preludono alla famiglia dei Balsamici.

L’Aceto è uno dei prodotti più antichi dell’Umanità ma una sua generica regolamentazione arriverà solamente nel 1394 con la costituzione ad Orleans dei Maitres  Vinaigreires. Solo dopo le scoperte ottocentesche di Pasteur si avranno però gli elementi per comprendere fino in fondo la natura della fermentazione acetica.

Ad inizio 900 possiamo rintracciare alcuni elementi di “legislazione” degli aceti in Tabelle di Sanità ed Igiene Pubblica dove sostanzialmente si tende a verificare un grado acetico minimo.

Nel secondo dopoguerra alla produzione artigianale e casalinga si affianca una significativa produzione industriale che è mirata ad usi diversi . Il principale è quello per igiene e pulizie che supera percentualmente di gran lunga quello gastronomico.

Arriviamo quindi senza esitazione al Decreto Legge n°162 del 12 febbraio 1965 in cui l’Aceto deve avere un minimo di 60 mg/l di acidità e un residuo massimo in alcool di 1,5% in vol.

Probabilmente ci si accorse che questo metteva fuori norma buona parte degli aceti di vino che non venivano prodotti con diluizione d’acqua. Quest’ultima tecnica si era invece imposta nelle preparazioni industriali con motivazioni tecniche ed economiche. Ecco quindi che il DPR n°773 del 14 marzo 1968 mantiene il limite del residuo di alcool a 1,5%vol ma introduce la deroga per gli aceti di vino e di frutta a 4% in vol.

Al momento in Italia è in vigore il Decreto Legge 82 del 20 febbraio 2006 in cui si dice che l’aceto deve avere tra 6 e 12 in % di acidità e residuo alcoolico 0,5% in vol con deroga per gli aceti di vino a 1,5% vol.  Un aceto di vino ad uso gastronomico non potrà però superare un livello di acidità tra 7-9 e quindi senza diluizione con acqua non si riesce a mantenere il limite imposto per l’alcool.

Che l’origine della questione stia nella tecnica usuale di aggiungere acqua in percentuali notevoli lo dimostra il fatto che di aceto si parla anche nel Decreto dedicato ai Condimenti e Preparati alimentari cioè nel Decreto legislativo n°109 del 27.gennaio.1992 dove all’articolo 5 si dichiara che si può aggiungere acqua indicandolo in etichetta qualora superi il 5% e poi all’art.7 si chiarisce che in nessun caso è necessario indicarlo per gli aceti!!

Elementi simili si trovano in altre legislazioni di Paesi Comunitari ed Internazionali ma la Comunità Europea  non ha dato vincoli sulla materia alcool . Reg. UE n° 1493 del 1999 –annexe /er  punto 19 : acidità 60 mg/l-alcool niente.  Reg.UE n° 1234 del 2007 – annexe/XI ter :  acidità 60 mg/l –alcool niente.  Reg.UE n° 479 del 2008 : acidità 60 mg/l –alcool niente. La normativa nazionale si basa sulla possibilità di indicare limiti maggiormente vincolanti.

Nella legislazione internazionale i valori oscillano da paese a paese in base a situazioni diverse e così troviamo un limite all’acidità che va dal minimo del 4% dell Australia e del Cile fino al 7% per l’Aceto di Jerez in Spagna. Anche nel residuo in alcool si va da un 0,5% del Cile fino al 4%vol dell’aceto Pedro Ximenez Moscatel della Spagna.

Il 22 giugno 2012 interviene però una Risoluzione OIV-Organisation International de la Vigne e du Vin che viene firmata dal presidente di turno (l’italiano Federico Castellucci)e che è emessa nella riunione di Izmir (Turchia) dove si sancisce che l’aceto di vino può avere un residuo alcoolico fino al 4%.

Al momento l’Italia sta predisponendo un testo Unico di legislazione vinicola dove al Capo V si parla di Aceti introducendo un limite più basso per l’acidità acetica ( 5%) ma lasciando invariata la situazione sull’alcool. Si inserisce nel decreto anche la diluizione con acqua restando invariata la possibilità di utilizzare qualsiasi percentuale e non dichiararlo. Si introduce anche una nuova categoria di aceti “ad uso diverso” con acidità fino a 20 grammi per 100 millilitri.

Richiesta al legislatore

Nella preparazione artigianale dell’aceto che avviene in piccole botti e con il metodo d’orleans non è pensabile la diluizione con l’acqua sia per i rischi di sviluppo di “anguillula” sia perché normalmente si usano vini a denominazione d’origine le cui caratteristiche andrebbero perse. Non è altresì pensabile superare i 7-9 gradi acetici pena un prodotto sgradito al consumatore e quindi si ritiene necessario disporre di un limite di alcool residuo pari almeno a quello previsto nel DPR 773 del 68 ( 4% in vol).

Nel  rispetto di ogni altro tipo di produzione su cui non intendiamo emettere giudizi e senza dover introdurre una categoria specifica di aceti artigianali siamo a chiedere di poter continuare ad operare per la qualità dei prodotti italiani con il ripristino della deroga al 4% del residuo di alcool nel caso degli aceti di vino. Tale elemento può essere inserito nel comma 3 dell’art.39 capo V.

In via subordinata chiediamo che venga utilizzato il comma 2 dell’art. 39 Capo V in cui si indica che la legislazione possa essere integrata e modificata con successivi decreti del Ministero Politiche Agricole e Forestali di concerto con il Ministero della Salute.



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